mercoledì 2 novembre 2016

Che luogo può rappresentare?

Si trovò dinnanzi ad un bivio e scelse di andare a sinistra.
Una via era stretta, scura, i palazzi grigi, senza fronzoli, solo cemento e vetro. La luce che filtrava era poca. Se si entrava nel locale lì vicino, giusto a pochi passi dal bivio, si poteva osservare le pareti color legno scuro, la moquette verde, le luci offuscate, i tavoli anche questi di legno scuro e unticci al tatto. La gente fumava tranquillamente fregandosene della legge in vigore e sbevazzava birra o altri alcolici parlando a voce alta e ridendo come idioti per delle battute che non facevano ridere. Due donne avevano portato con loro le figlie che adesso volevano giocare, ma no non potevano! “No! Stai zitta! Siediti!” urlavano alle proprie figlie, mentre queste osservavano le proprie madri con occhi infuriati e si mettevano a strillare a loro volta.
Al banco un signore osservò il ragazzino che aveva appena messo la testa nel locale e gli chiese “Ti siedi o no?”. Il ragazzo, senza parlare, scosse il capo e tornò all’imbocco del bivio.
Un’altra via era bella luminosa, larga, degli alberelli verdi e ben curati, ritagliati a forma di sfera, fiancheggiavano la strada ai cui lati sorgevano dei palazzi ottocenteschi dalle pareti chiare color giallo chiaro o azzurrino, le facciate piene di capolavori, i balconi in ferro battuto di fattura straordinaria, quasi più belli delle sculture. Verso la metà della via c’era un locale, un café, entrando il ragazzo aveva tirato un sospiro di sollievo: si sentiva un silenzio interrotto solo dai bisbiglii delle persone presenti che non alzavano mai troppo la voce, la luce entrava di sghimbescio e proiettava la luce dalle finestre sui tavolini; questi erano in legno di abete chiaro, dal taglio squadrato moderno; le poltroncine in pelle nera e bianco panna, dalle linee morbide poste tutte intorno, c’era abbastanza spazio tra un tavolo e l’altro da lasciar passare due persone. L’ampio bancone in marmo bianco venato aveva la vetrina con i prodotti esposti affianco e un gentile cameriere indaffarato a ripulire le tazzine si accorse del ragazzo che sorrideva. “Ciao, in cosa posso servirti?”.
Il ragazzo chiese un caffè, si sedette al tavolo e cominciò a scribacchiare sul suo taccuino.


Veronica

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